Tre gol e una classifica che sorride. L’Italia di Gattuso archivia la pratica Israele con un netto 3-0 a Udine, consolidando il secondo posto nel gruppo di qualificazione ai Mondiali 2026. Sulla carta, un successo limpido. Ma chi ha visto la partita sa che la vittoria è stata tutt’altro che scontata: Israele ha pressato alto, ha colpito con ripartenze velenose e ha impegnato Donnarumma in più di un’occasione.
I gol di Retegui (doppietta) e Mancini nel finale hanno spianato la strada, ma la vera partita si è giocata sul piano psicologico, in un Friuli blindato e attraversato da tensioni politiche che hanno lasciato il segno.
Tensione in città: il corteo e gli scontri prima del match
Udine si è svegliata in una cornice insolita, divisa tra entusiasmo sportivo e protesta. Migliaia di manifestanti pro Palestina hanno sfilato nel pomeriggio contro la disputa della gara, chiedendo lo stop all’incontro come segno di solidarietà verso Gaza.
Il corteo, partito da piazza della Repubblica, è degenerato quando un gruppo di manifestanti ha cercato di avvicinarsi allo stadio. Le forze dell’ordine hanno risposto con idranti e lacrimogeni. Un giornalista della Rai è rimasto ferito alla testa, un poliziotto contuso. Momenti di tensione che hanno lasciato il segno anche sugli spalti, dove l’inno di Israele è stato accolto da fischi e cori contrastanti.
La partita: cuore, errori e carattere
In campo, Gattuso ha scelto il 3-5-2, puntando su un’Italia fisica e ordinata. Dopo un avvio difficile, la squadra ha trovato il vantaggio su rigore con Retegui, freddo dal dischetto dopo l’errore dell’ultima partita. Israele non si è arreso e, anzi, ha messo in difficoltà la retroguardia azzurra con le accelerazioni di Solomon e Khalaili.
Nel secondo tempo, l’azzurro ha prevalso grazie alla grinta, quella che da sempre rappresenta la firma del suo allenatore. Retegui ha raddoppiato sfruttando un errore difensivo, e nel recupero Mancini ha sigillato il 3-0 con un colpo di testa che ha fatto esplodere il Bluenergy Stadium.
Gattuso e l’identità ritrovata
Con quattro vittorie consecutive, Gattuso entra in un club ristretto – https://www.rabona-italia.com/: solo Vicini, Conte e pochi altri c.t. avevano cominciato così bene. Ma oltre ai numeri, c’è una squadra che ha ritrovato un’identità. L’Italia corre, recupera palla alta, costruisce in verticale. Manca ancora un po’ di brillantezza sotto porta, ma la mentalità sembra tornata quella dei tempi migliori.
Non è un caso che lo stesso Retegui, simbolo della nuova generazione mista di sangue e cultura calcistica, sia diventato il volto di questa rinascita: un attaccante che lotta, sbaglia e poi segna. Esattamente come il suo allenatore.
Dentro e fuori dal campo: quando il calcio diventa specchio del mondo
Le proteste di Udine ricordano che il calcio non è mai solo sport. È anche teatro di simboli, passioni e conflitti. L’incontro tra Italia e Israele, programmato da tempo, è caduto in un momento di massima tensione internazionale. E questo ha trasformato una partita di qualificazione in un evento dal forte valore politico.
Gli striscioni in piazza, i cori sugli spalti, i commenti di parlamentari e intellettuali hanno dimostrato ancora una volta che il pallone, nel bene e nel male, riflette le fratture del nostro tempo. Non è un caso che perfino il mondo delle scommesse sportive avesse riservato a questa gara un’attenzione insolita: non solo per il risultato, ma per il clima che la circondava.
L’orgoglio azzurro e la speranza mondiale
Il 3-0 finale è una liberazione, ma anche un punto di partenza. L’Italia si avvicina ai playoff con sicurezza, consapevole che la vera sfida sarà mentale. Dopo due Mondiali mancati, la parola “qualificazione” pesa come un macigno.
Gattuso lo sa e lo ripete: “Niente illusioni, solo lavoro”. Parole che risuonano come un mantra, mentre la squadra cresce e il pubblico torna a crederci. Donnarumma sorride, Barella corre instancabile, e Udine — nonostante tutto — applaude.
Il calcio, ancora una volta, riesce a unire dopo aver diviso, regalando un respiro di normalità in una serata che di normale ha avuto ben poco. L’Italia si porta a casa tre gol, ma anche una lezione: le partite più difficili si vincono non solo con i piedi, ma con la testa e con il cuore.